La mamma offre il seno e il piccolo accoglie il nutrimento che esso produce. Semplice no?
Eppure a sentire i racconti delle neomamme i feedback ben diversi, parlano di stanchezza, difficoltà, ingorghi: infatti l’allattamento al seno è un’attività tutt’altro che facile e rilassante.
Sono lentamente andate a perdersi le tecniche tramandate di madre in figlia, forse perché un’intera generazione era stata disincentivata a quest’attività nel periodo del boom economico.
Avete mai notato che i bebè giocattolo si allattano con i biberon? Nessuna bambola è allattata al seno. Forse questo allattamento è anticommerciale.
Ora il nuovo cambio di tendenza vuole che chi desidera allattare debba rivolgersi a consulenti, consultori e infermiere pediatriche
Le linee guida dell’Oms sono favorevoli all’allattamento al seno: l’allattamento esclusivo è consigliato fino ai 6 mesi di vita del neonato, questo perché “il latte materno è risultato il miglior alimento digeribile, previene l’obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari, incide sullo sviluppo cognitivo, sul QI, sulle funzioni motorie, sullo stato nutrizionale e persino sulla corretta conformazione cranica dei bambini“.
Inoltre il latte materno assicura a tutti i neonati molto più di ciò che qualunque altra formula in polvere possa offrirgli.
Per iniziare un buon allattamento è fondamentale la conoscenza del meccanismo che lo regola, certamente un meccanismo naturale in cui la produzione di latte è stimolata dal tempo di attacco e dalla suzione del neonato.
Tutta la famiglia è coinvolta nello sforzo della ricerca di un nuovo equilibrio che comprenda la conoscenza del nuovo arrivato. Non bisogna dimenticare che un tempo nei primi 40 giorni le mamme erano dispensate da ogni attività per occuparsi esclusivamente del nuovo nato: questo è il tempo minimo che la saggezza popolare ha definito per poter gestire al meglio il feedback tra domanda ed offerta di latte.
I primi giorni il dolore della suzione sul seno per chi non ha mai allattato può essere un grosso limite: molte donne tendono a fermarsi di fronte a questo dolore e riducono le poppate, andando quindi a incidere sulla produzione del latte.
Il paracapezzolo o l’utilizzo di burro karitè o olio vea sul capezzolo sono alcuni espedienti che possono venire in aiuto per superare questo inconveniente. Si parla solo di una fase di adattamento. Il dolore tende a diminuire fino a quando dopo un periodo l’attività di allattamento diventerà finalmente piacevole anche per la neomamma.
Sul versante della produzione di latte ci sono in commercio moltissime tisane e integratori che migliorano il gusto del latte, la mamma deve avere l’accortezza di parlare con il proprio medico ed eventualmente farsi consigliare su quale sia la scelta migliore per il suo caso specifico.
Alcune erbe galattogene possiedono anche altre qualità e possono aiutare anche per i piccoli disturbi che spesso insorgono. Fungono infatti da tranquillanti, disintossicanti per il fegato o ancora sono utili per diminuire le coliche gassose: cumino, cardo, ortica, galega, finocchio, anice sono più noti e si possono trovare in tisane semplici o miscelati fra loro in altre composizioni.
Ultimo strumento fondamentale sarà il tiralatte: sottovalutata la sua importanza, ne avremo grosso beneficio quando la mamma torna al lavoro per evitare ingorghi mammari.
Kit allattamento consigliato: olio vea, paracapezzoli, tisane o integratori galattogeni, tiralatte, coppette assorbilatte.
Chi invece non vuole, o più semplicemente non può, allattare la ricerca ha messo a punto latti artificiali che ben sanno integrare o sostituire il latte materno. La scelta di marca e composizione migliore per la propria situazione sono da valutare con il proprio pediatra, in aggiunta a biberon e succhiotti che permettano di compensare al meglio la suzione al seno.
Sono ad esempio preferibili alcune tettarelle che rendono più difficile la deglutizione del latte simulando l’azione frenante del seno, evitando l’effetto riempimento a sacchetto dello stomaco del neonato.
Giorgia Spezia
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