Il dolore è un sintomo soggettivo che condiziona profondamente l’essere umano nella sua interezza.
Esiste un dolore “utile” e un dolore totalmente inutile.
La Natura ha inserito nel nostro corpo un programma “dolore” per proteggerci.
Il dolore che serve è solo quello transitorio. Quando ci avviciniamo a qualcosa di appuntito o di caldo subito lo scansiamo per proteggerci.
Esiste poi un dolore legato ad un danno dei tessuti (come in un trauma, un’operazione ecc), chiamato “acuto”. Questo dolore ci spinge a fermarci, a riposarci in attesa della guarigione.
Infine esiste la Malattia “dolore cronico”. Esso ci distrugge e consuma gradualmente nel corpo e nella mente. In questo caso esiste una causa cronica che non è possibile eliminare oppure il nostro corpo ha subito una trasformazione che riverbera tale dolore nel tempo.
Si stima che il 30% delle persone con un tumore in fase di trattamento attivo lamenti dolore.
In fase avanzata il dolore può arrivare a colpire fino al 70% dei pazienti.
Nei pazienti oncologici, il 70% del dolore è legato al tumore, il 20% è legato alle terapie antineoplastiche, il 10% per altre cause indipendenti.
Il dolore severo o difficile da trattare, è presente solo in una percentuale limitata di casi.
Tutti i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari hanno come obiettivo e dovere etico primario quello di impegnarsi a fondo per sollevare le persone dal dolore
L’algologo o terapista del dolore è un medico specialista che dedica il suo tempo a trattare il dolore acuto e cronico. Si occupa del cosiddetto dolore difficile.
L’approccio migliore al dolore è quello multidisciplinare. Tante competenze professionali diverse che accolgono il malato per farlo stare il meglio possibile. Tale tipo di organizzazione, verso cui ogni ente tende, non è purtroppo sempre possibile.
La comprensione della complessità del dolore cronico, si costruisce attraverso il dialogo con il paziente. E’ importante valutare l’impatto che questo genera nei rapporti personali, nello svolgimento della vita quotidiana, nel lavoro.
Prima di trattare il dolore, bisogna misurarlo. La misurazione consiste nel chiedere al paziente di dare un voto da zero a dieci al suo dolore in un determinato intervallo di tempo, tenendo conto che zero è l’assenza del dolore e 10 il massimo dolore che una persona possa immaginare. Tale valore è particolarmente utile per seguire l’andamento del sintomo nel tempo e per capire la risposta ad una terapia.
Il dolore è il sintomo più temuto nella patologia tumorale
L’approccio terapeutico del dolore correlato ai tumori è al centro di numerosi studi di tanti operatori sanitari. Al centro di tutto c’è il malato con le sue esigenze e le sue aspettative.
Sono tanti gli aspetti da considerare in questa disciplina.
E’ importante prevenire l’insorgenza del dolore. Questo è possibile solo assumendo dei farmaci in modo continuativo.
La via di somministrazione dei farmaci deve essere la più semplice possibile da gestire.
A ogni paziente bisogna indicare un farmaco da assumere al bisogno, per controllare o prevenire, quando possibile, delle crisi dolorose.
Gli obiettivi della terapia non sono standardizzabili. In fase precoce la terapia deve essere compatibile con lo svolgimento delle comuni attività quotidiane. In fase avanzata invece gli obiettivi possono essere ridimensionati in base alle condizioni generali.
Sono diverse le categorie di farmaci usate per controllare le algie. La risposta ai farmaci varia da persona a persona e dipende dalla genetica. Ad oggi non è ancora possibile eseguire un test routinario che vada a misurare l’efficacia e la tollerabilità.
Per questa ragione, i pazienti devono essere informati che una terapia potrebbe fallire e che in quel caso andrà cambiata strategia usando un altro farmaco o una differente via di somministrazione.
La categoria più importante per trattare il dolore da tumore è quella degli oppioidi.
Tali farmaci sono purtroppo soggetti a molti pregiudizi.
La prima caratteristica è che non creano danni al corpo anche se usati per lungo tempo.
Non è vero che l’oppioide (e in particolare la morfina) sono somministrati solo a persone la cui morte è imminente.
Chi assume gli oppioidi per il dolore da tumore non diventa tossicodipendente ossia non sviluppa comportamenti antisociali per ottenere la sostanza.
È presente la dipendenza fisica ossia non si può interrompere la sostanza in modo brusco, ma bisogna ridurla gradualmente per evitare la crisi di astinenza.
La tolleranza patologica è rara, ossia è raro un incremento rapido del prodotto per una risposta genetica.
Sono invece frequenti aggiustamenti di dosaggio dovuto allo stato infiammatorio o all’andamento della malattia dei pazienti.
Un aspetto negativo degli oppioidi sono alcuni effetti collaterali che non sono comunque “danno d’organo” e che regrediscono assumendo sintomatici o cambiando oppioide stesso.
Tra gli effetti avversi ricordiamo il rallentamento intestinale, la sonnolenza e la nausea. L’intolleranza pura al prodotto è molto rara.
E’ previsto che se una persona non avesse una buona risposta o non tollerasse un oppioide, potrebbe comunque avere una buona risposta con un altro.
Quando è presente un dolore correlato ad una alterazione del sistema nervoso, si parla di dolore neuropatico. E’ molto importante riconoscerlo perché si tratta con dei farmaci dedicati. In questo caso si usano farmaci antiepilettici, antidepressivi, cerotti di lidocaina e i derivati dei cannabinoidi.
Altri farmaci che potranno essere usati sono gli anti-infiammatori e paracetamolo.
I farmaci e le strategie per combattere i tumori sono numerose ed hanno un elevata efficacia.
Nei casi più difficili è giusto chiedere aiuto con fiducia ai medici e associazioni che si occupano di cure palliative e terapia del dolore.
Dott. Luca Canzoneri
Responsabile SSD Medicina del Dolore e Terapia Antalgica
AOU San Luigi di Orbassano (TO)
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