È da un po’, purtroppo o per fortuna, che non si sente parlare di questi piccoli parassiti che danno del filo da torcere a tutti i genitori alle prese con i propri bambini (epidemie di pidocchi, quelle sì che erano una passeggiata).
Ebbene sì, i pidocchi hanno da sempre uno strettissimo legame con l’uomo; per sopravvivere si nutrono di sangue (detti per questo parassiti obbligati) e trovano particolarmente accogliente il calore del nostro corpo.
I più comuni e malefici di tutti sono i pidocchi dei capelli (Pediculus capitis humanus), artropodi lunghi circa 2-4 millimetri quasi invisibili a occhio nudo. Preferiscono stare al caldo, quindi tendono ad abitare la nostra testa principalmente nella parte posteriore (nuca) e dietro le orecchie.
È importante sapere, per nostra fortuna, che non saltano e soprattutto non volano (non hanno ali), pertanto possiamo immaginarli come degli abilissimi arrampicatori, unico modo che hanno per infestare le nostre teste. È infatti sbagliato ritenere che la pediculosi sia una infestazione solamente dei bambini o associarla a situazioni di scarsa igiene, perchè chiunque può esserne colpito attraverso svariati modi di contagio:
- contatto diretto con una persona che ne è affetta (contatto testa a testa)
- contatto con indumenti o biancheria infestati (cuscini, lenzuola, divano, poggiatesta, cappelli, sciarpe)
- uso di effetti personali quali pettini, spazzole per capelli, asciugamani, peluche ecc
Le uova, queste maledette
I pidocchi si riproducono deponendo uova, chiamate lendini. Sono grandi circa 1 mm, color madreperla, tenacemente attaccate poco dopo l’emergenza del capello, a circa 4 mm dal cuoio capelluto (spesso confuse con scaglie di forfora). L’estremità della lendine non legata al capello ha una specie di tappo, chiamato opercolo, attraverso il quale la larva contenuta nelle uova respira. Dal momento in cui vengono deposte, le lendini impiegano circa una settimana per schiudersi, dando vita a una prole vorace (ninfa) che diventerà adulta dopo 2 settimane, per poi vivere circa un mese. Da quando si è schiuso il pidocchio inizia a mordere la pelle costantemente, senza distinzione di orario e giorno, provocando la fastidiosa sintomatologia.
La premessa fondamentale è che i pidocchi del capo non sono organismi pericolosi per la nostra salute, non sono veicolo di malattie. Il principale sintomo da infestazione è il prurito. Provvisti di un apparato con cui pungono la pelle per succhiare il sangue, durante questo succulento pasto iniettano una sostanza che provoca irritazione della pelle, portando talvolta a ingrossamento dei linfonodi a livello della testa e del collo e all’insorgenza di dermatite morbilliforme caratterizzata da tanti puntini rossi che possono essere inizialmente limitati a collo e spalle (dermatite a mantellina). Spesso il prurito è incontrollabile, fastidioso e incessante. L’atto del grattarsi però può peggiorare la situazione, causando piccole lesioni che a loro volta aumentano l’irritazione e il prurito.
Se si sospetta di essere infestati da pidocchi, l’unico modo per accertarlo è trovare i pidocchi vivi o le loro uova. Occorre controllare bene la pelle nelle zone che prudono o che sono arrossate; in particolare bisogna ispezionare attentamente il cuoio capelluto vicino alla nuca e dietro le orecchie, aiutandosi mediante una lente di ingrandimento e uno speciale pettine a denti fini acquistabile in farmacia.
Nel caso ci si accorga che un bambino, o un altro componente della famiglia, sia infestato dai pidocchi sarà necessario iniziare il prima possibile il trattamento. ATTENZIONE! Occorre controllare che non siano stati contagiati anche tutti gli altri membri del nucleo familiare. Essendo infatti i pidocchi trasmessi non perchè saltano o volano, ma per contatto diretto (un abbraccio, il contatto stretto, tenere le teste a contatto, scambio di cappelli, spazzole, contatto con lo stesso cuscino o divano) ci potrebbero essere più componenti della stessa famiglia con i pidocchi anche se magari l’infestazione è ancora asintomatica. Sarà quindi necessario che tutti inizino lo stesso giorno il trattamento, per evitare che si ritrasmettano i pidocchi l’uno con l’altro.
Per eliminare questi maledetti parassiti dobbiamo preoccuparci di:
- liberare la persona dai pidocchi
Esistono in vendita diversi generi di shampoo, lozioni, spray, mousse o polveri pediculicidi, ovvero che uccidono i pidocchi. Questo perché contengono delle sostanze chimiche (a base di estratto di piretro o piretroidi di sintesi, come la tretrametrina) che uccidono il pidocchio agendo sul suo sistema nervoso (dei veri e propri insetticidi).
- liberare la persona dalle lendini
Si usano pettinini a denti stretti (in acciaio o in plastica) sia per rimuovere le uova sia i parassiti uccisi. Ma perchè liberarsi dalle lendini? È fondamentale per togliere la possibilità di una nuova infestazione nel caso fossero rimaste delle lendini vitali dopo il primo trattamento. Come si è detto, le lendini si schiudono dopo circa 5-10 giorni dalla deposizione, liberando un baby pidocchio (ninfa) che con il tempo potrà andare nuovamente a deporre ulteriori uova. Questo è anche il motivo per cui alcuni prodotti prevedono un’applicazione supplementare a distanza di qualche giorno (solitamente una settimana) per uccidere i pidocchi sfuggiti alla prima somministrazione. In questo modo se la sostanza applicata non era ovicida, ovvero non è andata a uccidere la larva all’interno della lendine, può andare a uccidere i nuovi pidocchi che nel frattempo si saranno schiusi e che potrebbero innescare una nuova infestazione. Nei giorni successivi, tra un trattamento e l’altro, si dovranno quindi scollare le lendini vive in modo da ridurre al minimo la possibilità di schiusa a distanza di una settimana. Il pettinino permette anche di sbarazzarsi delle uova che rimangono attaccate al capello anche una volta schiuse. In genere le lendini bianche che si trovano lontano dal cuoio capelluto sono vuote e non rappresentano un’infestazione in atto.
- disinfestare tutti gli oggetti personali di chi ha l’infestazione da pidocchi
È vero che i pidocchi non sopravvivono molto lontano dal cuoio capelluto (solitamente 15 ore), ma è anche vero che se si tratta il cuoio capelluto e subito dopo ci si espone a oggetti contaminati dai pidocchi questi ricreeranno nuovamente l’infestazione. Bisognerà disinfettare le lenzuola e gli abiti con lavaggi a 60°C o a secco (in particolare i cappelli, cuffie o fasce per la testa), oppure lasciare gli abiti all’aria aperta per 48 ore, mentre giocattoli e altri oggetti vanno lasciati all’aria aperta o conservati al chiuso per una quindicina di giorni. Il trattamento indicato per pettini, spazzole e fermagli prevede una detersione accurata ed un’immersione di almeno 10 minuti in acqua molto calda.
L’aceto aiuta a scollare in modo efficace le lendini. Esistono dei prodotti pronti all’uso a base di aceto ma meno odorosi dell’aceto vero. In genere si applicano sui capelli subito dopo il trattamento antiparassitario, si risciacqua dopo un tempo di posa e si riapplicano una seconda volta. Il consiglio è di impiegare il prodotto anche nel periodo che intercorre tra il primo e il secondo trattamento antiparassitario specifico, utilizzandolo a giorni alterni.
Visti i tempi, urge sottolineare che anche questi piccoli diavoli per capello stanno iniziando a essere resistenti ai comuni pediculocidi, per cui se l’infestazione non dovesse rispondere al trattamento con uno degli insetticidi in vendita, vi potrebbe essere proposto di usare un altro tipo di insetticida. Questo, per la maggior parte delle volte, permette di risolvere il problema.
Altri metodi fisici per debellare i pidocchi:
- balsamo: metterne in grande quantità sui capelli e spazzolarli energicamente (strategia utile in caso di capelli ricci)
- phon: fare delle pieghe uccidendo i pidocchi con il calore estremo
- prodotti in gel che soffocano i pidocchi e le lendini (si tappano gli opercoli delle lendini così soffocano le larve dentro)
- rasatura: metodo drastico, utile quando non si riesce a debellare l’infestazione in nessun modo.
NO AI METODI “FAI-DA-TE”: i medicamenti specifici, consigliati dal medico o dal farmacista sono i più efficaci e devono essere usati secondo le indicazioni. L’uso di paraffina liquida o della maionese è assolutamente inutile, oltre che difficile da ripulire dopo l’utilizzo.
In realtà non esiste un metodo miracoloso per prevenire il contagio. In vendita si trovano prodotti, in alternativa a quelli farmaceutici, di cui però l’efficacia antiparassitaria non è sempre equivalente o dimostrata. Un elenco di alcuni di questi prodotti include:
- repellenti per pidocchi: in commercio esistono prodotti definiti preventivi nei confronti della pediculosi. In realtà, a parte gli insetticidi, ad oggi non è stata ancora dimostrata l’efficacia di alcuna sostanza che tenga lontani i pidocchi dal corpo umano. È quindi inutile usare questi prodotti prima dell’infestazione;
- prodotti a base di oli vegetali, come il tea tree oil, l’olio di eucalipto e olio di lavanda;
- prodotti a base di oli essenziali, di rosmarino, menta, timo.
In genere la prevenzione della pediculosi viene fatta insegnando le corrette pratiche igieniche e comportamentali, suggerendo di evitare la condivisione di pettini, spazzole, cappelli, sciarpe e indumenti.
Essendo le infestazioni molto diffuse specialmente nelle scuole dell’infanzia, il rischio che il vostro bambino prenda i pidocchi aumenta se si hanno capelli lunghi, sciolti e svolazzanti. Una delle cose migliori da fare è quindi mandare i propri figli a scuola con i capelli raccolti e legati il più possibile in modo che la possibilità che i loro capelli entrino in contatto con quelli di bambini già infestati si riduca al minimo. Un altro buon metodo è quello di evitare lo scambio di effetti personali come spazzole, cerchietti, cappelli, indumenti.
In caso di “allarme pidocchi” nella classe è fondamentale controllare tutti i giorni e frequentemente il cuoio capelluto per identificare rapidamente le infestazioni. Accorgersi per tempo dei pidocchi permette di debellarli abbastanza facilmente.
Le informazioni contenute in questo articolo sono elaborati sulla rilettura critica di articoli scientifici, testi universitari e basandosi sulla nostra pratica comune, hanno soli scopi informativi e non hanno pertanto valore di prescrizione medica, non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.
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